Il Comune di Pisa ha concesso un contributo straordinario di 10mila euro per cofinanziare due scavi archeologici realizzati dal Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa sul territorio comunale: il primo relativo al giardino di San Sisto, il secondo relativo all’area Scheibler (via Caruso).
«La collaborazione con l’Università di Pisa, a cui tengo in modo viscerale – dichiara l’assessore alla cultura Pierpaolo Magnani – prosegue con un altro gesto concreto, che mi risulta non abbia precedenti, e cioè l’erogazione di 10mila euro di contributi per consentire di proseguire gli scavi di San Sisto e dell’area Scheibler. Due siti che ho visitato la scorsa estate e che consentiranno di portare alla luce importantissimi reperti ed informazioni sulla storia della nostra città».
«Applaudo con particolare soddisfazione la decisione dell’assessore Magnani e del Comune di concedere un contributo a due scavi urbani coordinati da docenti del nostro Dipartimento – dichiara Simone Maria Collavini, direttore del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa. – È una scelta importante innanzitutto per i nostri studenti che avranno modo di alternare attività scavo e studio in città; importante per i due colleghi, dato che un aiuto economico è indispensabile per le indagini archeologiche; ma ancora più importante come segnale dell’intenzione di avviare una collaborazione e sinergia sempre più strette tra il mio dipartimento e l’amministrazione comunale. Fra i nostri compiti istituzionali, del resto, oltre alla formazione dei giovani e alla ricerca rientra la cosiddetta Terza Missione, ossia la diffusione delle conoscenze prodotte nell’Università nella società civile, a partire ovviamente dalla città in cui lavoriamo e viviamo. Spero che questo finanziamento e le iniziative comuni che ne scaturiranno diano lo spinto a progetti a più lungo respiro che connettano sempre più strettamente Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere e comunità cittadina».
Scavi nel Giardino di San Sisto. Nei mesi scorsi si è svolta una campagna di scavo archeologico nel giardino di San Sisto, che è stato messo a disposizione dall’Arcidiocesi di Pisa. Le indagini hanno consentito di riportare alla luce una complessa sequenza stratigrafica che si estende dall’età romana fino ad oggi, oltre a reperti databili a partire dall’VIII secolo a.C. In particolare, per l’età compresa tra il XII e il XV secolo, sono emersi i muri perimetrali del chiostro della canonica di S. Sisto, con l’area cimiteriale inserita sotto i loggiati. L’area sembra avere una fase di abbandono tra la fine del X e l’XI secolo, periodo che corrisponde a quello in cui la Corte altomedievale viene ricordata come vecchia, cioè ormai in abbandono, a seguito dell’allontanamento dei conti da Pisa. Tra il VII e il X secolo, dove oggi è la chiesa di San Sisto, doveva esistere un edificio che sfruttava i perimetrali di una struttura di età tardorepubblicana e che era affiancato, verso est, dalla chiesa di San Pietro. A sud, invece, sembra che vi fosse un’area aperta. Il complesso che si viene a delineare potrebbe corrispondere alla corte regia altomedievale ricordata dalle fonti scritte, cioè lo spazio dove era incardinato il potere pubblico della città tra età longobarda e carolingia. La struttura realizzata in età tardo repubblicana era caratterizzata da pareti affrescate, rivestimenti in marmo, pavimenti in cementizio con inserti marmorei e mosaici (testimoniati da numerose tessere). Le nuove indagini, che verranno realizzate nel 2022, consentiranno di riportare alla luce nella sua estensione l’edificio e di verificare l’effettiva conservazione di pavimenti mosaicati.
La ricchezza delle restituzioni archeologiche dei mesi scorsi, si misura anche nel numero di reperti raccolti: si tratta di oltre 200 casse di ceramiche, metalli, vetri, manufatti lapidei, in osso e monete, oltre ai resti umani rinvenuti nelle tombe. Tutto questo materiale sarà studiato nei laboratori invernali organizzati dalla cattedra di Archeologia cristiana e medievale dell’Università di Pisa e sarà oggetto di analisi archeometriche per datarlo in modo assoluto, studiarne i processi di produzione e individuarne le aree di provenienza. Anche i resti degli inumati saranno oggetto di particolari studi per ricostruirne la dieta alimentare, le paleopatologie, il sesso, l’età di morte, le attività condotte in vita, i luoghi di nascita e quindi gli eventuali fenomeni di immigrazione in città.
Scavo archeologico presso l’area Scheibler. Le ricerche attualmente in corso presso l’Area Scheibler fanno parte del Pisa Progetto Suburbio, volto a indagare quella “cintura” esterna al centro urbano, dove si intrecciano strade, orti e proprietà fondiarie legate alla produzione agricola, necropoli, santuari, edifici per spettacoli, come l’anfiteatro, attività artigianali e discariche. Realtà che riflettono, come in uno specchio, le alterne fortune di Pisa, porta commerciale dell’Etruria settentrionale, posta tra i meandri dell’Arno e dello scomparso fiume Auser. L’Area Scheibler, che in età romana era parte del quartiere suburbano occidentale della città, costituisce un settore di notevole interesse archeologico.
L’area attualmente in corso di indagine comprende un segmento di quello che doveva essere un antico alveo del fiume. Le indagini archeologiche consentiranno di ricostruire, lungo le sue rive, un paesaggio dinamico e movimentato, nel quale, a partire dalla tarda età repubblicana, si sussegue la costruzione di strutture dedicate alla regimentazione del fiume, come un grande muro costruito lungo la sponda Sud all’inizio del I secolo a.C., e di infrastrutture funzionali ai commerci che lungo l’Auser si svolgevano: una strada che, correndo lungo la riva del fiume, poteva essere impiegata per l’alaggio delle imbarcazioni e un grande edificio con pilastri dell’inizio del I secolo d.C., destinato al rimessaggio delle imbarcazioni e allo stoccaggio delle merci in transito.
Dopo una fase di crisi tra III e V sec. d.C., l’area viene nuovamente occupata in età bizantino-longobarda: una comunità seppellisce i propri defunti a poca distanza dalla sponda Nord, mentre a Sud, strutture in materiale deperibile costruite sulle rovine degli edifici di età romana. Con la nascita del ducato longobardo di Lucca i traffici lungo l’Auser vivono una fase di nuova vitalità, della quale sono testimonianza, presso l’Area Scheibler, anfore e ceramiche provenienti dall’Africa e dal Mediterraneo orientale.